Congo

Peter Gabriel
Long Walk Home: Music From The Rabbit-Proof Fence
2002

Nell’umida foresta pluviale del Congo, che scorre nell’omonimo libro di Crichton, è facile lasciarsi impressionare dai suoni echeggianti di creature lontane in avvicinamento; una manciata di pagine mi divide dalla fine di quest’avventura mentre l’egregio Gabriel mi accompagna con la colonna sonora di Rabbit-Proof Fence.

Dovessi anch’io finire col cranio disintegrato da una violenta forza sconosciuta, almeno avverrà ascoltando della buona musica. Da un punto di vista letterario sono così affascinanti queste cattedrali pluviali del Congo, in cui la luce del sole non giunge perché protetta da alberi alti decine e decine di metri, che la mente divaga in questi fitti labirinti e quasi sorvola sugli eccessivi tecnicismi in cui talvolta indugia Crichton – ma si sa, prendere o lasciare.

Afferro.

The Floggin’

The Dubliners
A Drop Of The Hard Stuff
1967

A Luglio si è svolto il Celtic Festival di Guidonia, il Fairylands, ed oltre alla splendida atmosfera e alla verde birra d’Irlanda ha suonato un gruppo irish folk nientemeno che di Bari, The Floggin’: con flauto, violino e bouzouki ci hanno letteralmente rapiti e trascinati a migliaia di chilometri, è stata davvero una gran bella esperienza.

Vista la loro performance meritano di essere omaggiati come meglio posso; da sinistra: Fabio Losito al violino, Giuseppe “Paddy” D’Aucelli al bouzouki, Pino Porsia ai flauti e vocals.

the floggin
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Doom Prenestino

Front Line Assembly & Sonic Mayhem
Quake III Arena
1999

Forte Prenestino è una struttura talmente particolare che difficilmente non ti cattura; al di là della riqualificazione raggiunta con tanti sacrifici (parte della storia potete trovarla su Wikipedia), la mia latenza nerd ci ha sempre visto un micidiale livello di Quake III, o un Doom per i più nostalgici.

Se in geometria solida sapessi andare oltre il cubo certo tenterei di ricreare un livello del Forte; mago del 3D che stai leggendo, cestina i tuoi progetti attuali e corri a realizzare il mio sogno:

doom prenestino
Ho già pronta anche la mappa:
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Ferocia da librogame

Hedningarna
Omonimo
1989

Il fenomeno dei librigame divampò negli anni ’80 e Le colline infernali di Steve Jackson è un buon esempio di quel filone; in compagnia può essere un simpatico diversivo, specie se ci si avvale del superpotere della menzogna: se nella vita reale un’Arpia scende in picchiata per divorarvi gli occhi c’è ben poco che possiate fare, ma almeno nei librigame è possibile fingere che ciò non sia accaduto e proseguire nella lettura con gli occhi di cui prima.

È qui però che interviene la crudeltà di queste Colline infernali, e cito:

133
Prosegui per un sentiero che si inoltra nel sottobosco, e la vegetazione si fa sempre più fitta. Improvvisamente il suolo ti cede sotto i piedi. Puoi tentare la Fortuna.
Se sei fortunato vai all’89; se sei sfortunato o preferisci non tentare la Fortuna vai al 70.

Lancio i dadi, e diamine! Sono dalla mia.

89
Spicchi un salto in avanti e fai appena in tempo ad evitare il fossato; ti volti indietro e guardi dove saresti potuto cadere.
Vai al 170.

170
Tiri un sospiro di sollievo, ma non è ancora il momento di cantar vittoria; te ne accorgi dopo qualche passo, quando i tuoi piedi mettono in azione un meccanismo segreto: tutt’a un tratto tre alberelli con la punta aguzza scattano davanti a te e ti si conficcano nel corpo all’altezza del cuore. Muori impalato da questo diabolico stratagemma, e purtroppo la tua missione è terminata. La tua testa si unirà a quelle che hai appena visto…

Il potere della menzogna è in grado di riportarmi al paragrafo 133, certo, ma cosa può contro i famelici tre alberelli che hanno appena trafitto la mia dignità?

alberelli

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Cadaveri nel fiume

David Byrne
Lead Us Not Into Temptation
2003

Non ho più sentito nulla di lontanamente paragonabile a Creuza De Mä, che infatti continuo a duplicare – illegalmente! – per un sacco di amici Americani.

Questo racconta David Byrne di un album già trattato qui nel Rio del Vinile. Se infatti Byrne apprezza la World music al punto da fondare un’etichetta discografica ad essa dedicata (la Luaka Bop), non per questo non esperimenta suoni più elettronici e rock come nella colonna sonora di Young Adam, che ben cattura lo spirito claustrofobico della pellicola.

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Sidone

Fabrizio De André & Mauro Pagani
Crêuza De Mä
1984

Ascolto De André da una vita eppure calarsi nel barcone di Crêuza De Mä è ogni volta diverso; sin dall’inizio gli autori, Faber scrittore e Mauro Pagani compositore, hanno inteso quest’opera come una delle tante perle del Mediterraneo (motivo per cui lingua ufficiale dell’album è il ligure, da secoli parlato in queste acque e ricco di parole tronche e sdrucciole, molto utili e duttili in quanto a metrica) dunque torna facile immaginarsi sulle onde all’ascolto dell’album.

In particolare la terza traccia approda nel porto di Sidone, città che nell’82 subì l’attacco delle truppe del generale Sharon nel contesto della guerra civile da anni furente in Libano; introdotto dalle voci di Ariel Sharon e Ronald Reagan, prontamente seguite da applausi, De André canta di un padre che perduto il bimbo sotto i cingoli di un carro armato si trova a piangerne la scomparsa in questa città che brucia. C’è poi il bouzouki di Pagani con le sue meste ridondanze ed il finale con coro gutturale e profondo che ben delineano l’umore del pezzo, il suo entroterra.

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Gli alberi

Max Richter
The Blue Notebooks
2004

Accade che ascoltando The Blue Notebooks di Max Richter la suadente voce dell’attrice Tilda Swinton ci avvolga per sussurrare in un battere di macchina da scrivere:

When Thomas brought the news that the house I was born in no longer exists – neither the name, nor the park sloping to the river, nothing – I had a dream of return. Multicoloured. Joyous. I was able to fly. And the trees were even higher than in childhood, because they had been growing during all the years since they had been cut down.

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